Sorrido, ringrazio, mi inchino, e torno in strada. In mezzo ai grattacieli, compaiono il teatro kabuki e sporadici vecchi edifici, dall'aria di essere capitati lì per caso. E più in là il 7-Eleven, che in un angolino poco illuminato, incastonato tra un Swarowsky e un Armani, sembra quasi in castigo. Per trovare un posto dove mangiare si deve scarpinare, naso all'insù, seguendo i riflessi colorati sulle pareti a specchio, tra i manichini e le insegne dai nomi francesi (perché, al momento, una colazione da Tiffany non posso proprio permettermela).
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E in mezzo alla folla, tra turisti, kaishain, i pochi studenti e quelli che sembrano tanto dei modelli, appare di tanto in tanto una bella signora in kimono e zori, che scivola via rapida nella corrente, forse diretta a teatro a vedere l'ultimo spettacolo di Matsumoto Kôshirô.
Da Starbucks, nel bagno, un cartello attira la mia attenzione: "Please let us know if you find any suspicious package". E mi si stringe un po' il cuore, perché l'Aum Shinrikyô fa parlare di sé anche a distanza di più di quindici anni (dimostrato anche dal fatto che trovare un cestino dove buttare le cartacce a Tokyo è praticamente impossibile).
Starbucks, dove i giapponesi passano ore e ore a studiare, a lavorare al computer, o a leggere i libri di cui spesso non posso sapere il titolo perché quasi tutti hanno le sovra-copertine che li rendono anonimi. Starbucks, dove il caffè espresso non sembra più così male come lo era sei mesi fa, e dove non ho ancora potuto assaggiare un frappuccino, perché fa ancora decisamente troppo freddo.
Starbucks, che assieme a McDonald's, accoglie i profughi delle 5 del mattino, intrappolati nel limbo post-discoteca/karaoke - pre-primo treno della giornata.
Prendo la mia giacca, ed esco dal bar. Dopo aver fatto neanche due passi, mi giro sorpresa, sentendomi chiamare: un'altra cliente mi corre incontro, domandandomi se è mio il cellulare lasciato sul tavolo. No, è dell'uomo che al momento è in fila al bancone per ordinare un caffè: in Giappone, per occupare un posto, non si lascia la giacca o un amico, ma è cosa comune appoggiare il telefono o il portafoglio.
Perché è anche cosa comune ritrovarli.
Julieta
Mood: Sleepy
Bellissimo post!
RispondiEliminaGrazie! :D
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